giovedì 13 novembre 2014

Il restauro della Villa Reale di Monza: chi l’ha pagato e chi ci guadagna



A lavori ultimati, facciamo il punto su quanto è costato a noi tutti - non solo in termini economici - il restauro della parte centrale della Villa Reale di Monza.
> I costi effettivi del restauro non sono stati resi noti. Comunque, in base al bando, di cui il responsabile era Anton Giulio Rognoni - l’ex Amministratore Delegato di Infrastrutture Lombarde ora  indagato nell’ambito degli appalti per Expo - Regione Lombardia ha erogato 21 milioni e Nuova Villa Reale Monza spa, vincitrice del bando, guidata dall’imprenditore Navarra di Italiana Costruzioni, in sede di aggiudicazione (vedi conferenza stampa dell’allora Presidente di Regione Lombardia, Roberto Formigoni, del 15 aprile 2011) avrebbe dovuto versarne 8 ma, a quanto dicono le notizie di stampa e le affermazioni pubbliche degli stessi responsabili, ne avrebbe investiti solo 4. Peraltro rileviamo che il costo iniziale stimato per gli interventi al Belvedere, ha subito senz’altro un netto abbattimento poiché originariamente era ivi previsto il famoso ristorante di lusso che avrebbe comportato ingenti costi per impiantistiche particolari e per allestimenti dedicati. Il ristorante, di modesta rilevanza, è stato poi realizzato al piano terra mentre il Belvedere è stato oggetto di interventi limitati. In corso d’opera, tuttavia, vi è stato un aumento dei costi che, secondo fonti stampa diverse sarebbe stato di 2 o 3 milioni di euro per imprevisti durante i lavori e che sono stati ulteriormente finanziati dalla Regione: abbiamo chiesto al Consorzio documentazione dell’importo e della natura degli imprevisti, ma non ci è stata data alcuna risposta in merito.
L’ingresso del privato sarebbe stato forse giustificato se i 25 milioni fossero stati a carico del concessionario e 4 milioni alla Regione, ma evidentemente lo scopo dell’operazione non era quello di sollevare il pubblico dall’investimento più gravoso. Questo non può essere un esempio virtuoso di collaborazione fra pubblico e privato, in quanto non vi sono contropartite effettive per la collettività.
> Malgrado l’esiguità del suo contributo, il privato ha ottenuto 22 anni di concessione degli ambienti più rappresentativi della Villa, lasciando solo 36 giorni non consecutivi l’anno alla piena fruizione pubblica. Questo significa che per 22 anni Nuova Villa Reale Monza spa potrà guadagnare dalla messa in subconcessione dei quattro piani centrali della Villa Reale di Monza. E non si può dire che abbia perso tempo: ha già affittato il piano terra per 15 anni a un ristorante, “Le cucine di Villa Reale”, che userà gli spazi in modo esclusivo (www.fedegroup.it/ristorante/le-cucine-di-villa-reale) e non in funzione  dell’attività  museale come prevede il Testo Unico dei Beni culturali. Un esempio: il 31 ottobre è previsto l’Halloween Private Party, in occasione del quale la Villa farà da “suggestivo contenitore” al “Night Party con DJ set dalle 23.00”, un evento del tutto avulso dal  delicato contesto in cui viene collocato e per il quale “l’organizzazione si riserva il diritto di selezione all’ingresso” (https://www.facebook.com/events/297160933812528/?fref=ts). Su tale utilizzo improprio e pregiudizievole della Villa – a oggi ci sono state già oltre 500 prenotazioni – il Consorzio si è limitato a rilevare, a posteriori e su nostra segnalazione, un "difetto" di comunicazione e non si è sentito in dovere di intervenire nel merito dell’uso oltraggioso della Villa.
Le sale storiche del primo piano nobile  sono state affittate alla Vision Plus per 9 anni (notizie stampa parlano di 300.000 € l’anno) che, a sua volta le potrà affittare a chiunque sia disposto a sganciare quattrini. Un solo esempio: il 4 ottobre, il salone delle feste è stato affittato (7-10mila €) per ospitare il primo ricevimento di nozze con gran finale di fuochi d’artificio (nei giardini che non sono in concessione ?!?!) e le altre sale sono state messe a disposizione del Salone del Wedding Reale, ovvero la fiera degli sposi.

Ma facciamo due semplici conti: è verosimile ritenere che se il primo piano nobile è stato affittato a 300.000 € l’anno, anche gli altri piani subiranno un destino analogo. Sicché l’introito annuale per il gestore potrà aggirarsi attorno ai 1.200.000,00 € l’anno. Cioè circa 100.000,00 € al mese. Così, ammesso che il privato abbia effettivamente contribuito con 4 milioni di €, in 3 o 4 anni avrà ammortizzato l’investimento con le sole subconcessioni e gli altri 18 anni saranno solo “utili”. In compenso, il Consorzio riceverà circa 5.000,00 € al mese. Ricordiamo, infatti, che il canone di concessione è di 60.000,00 € l’anno, oltre allo 0,7% del fatturato [circa 700 € al mese (1.200.000, 00 x0,7%): 12]. Per mera annotazione rammentiamo che il Piano Economico Finanziario (PEF) prevedeva importi addirittura superiori per il gestore.


Il pubblico - noi cittadini - ha tutto da perdere dalla concessione anche per altri motivi oltre a quelli economici; infatti, malgrado abbia pagato il restauro:
Ø      potrà vedere solo le parti della Villa che concessionario e subconcessionario  consentiranno di vedere e, quasi esclusivamente, pagando. Anche in questo caso non si è perso tempo:  dopo una decina di giorni di visite gratuite “gentilmente concesse”, il biglietto costa 12 € che vanno al concessionario;
Ø      per vedere le altre parti dell’ala sud restaurate (l’appartamento di Umberto I°) si deve uscire dalla Villa, percorrere una parte della corte esterna e rientrare da un’altra parte, sperando che non piova,  pagando un secondo biglietto;
Ø      gli sarà preclusa la possibilità di vedere riallestite con gli arredi le sale del primo e del secondo piano nobile perché gli affittuari non hanno evidentemente nessun interesse a occupare le sale e gli spazi  con i mobili originari, che sarebbero sì in stile con la Villa, ma non con l’ “evento” (il vero business). Non si può rischiare, inoltre, che qualche improvvido partecipante all’evento danneggi mobili, suppellettili, arazzi preziosi. Risultato: gli arredi originari recuperati e restaurati, non sono stati sistemati dove avrebbero dovuto, ma sfrattati e delocalizzati in un’altra parte della Villa. Per esempio, i mobili “alla chinese” e gli arazzi del Raineri, in perfetta sintonia con il soffitto dell’Albertolli, che arricchivano la “Sala degli Uccelli” del primo piano nobile, sono stati surclassati dai tavoli imbanditi di confetti e dai tulle della fiera degli sposi;
Ø       si deve accontentare di un restauro che sembra funzionale al solo sfruttamento commerciale. Ricordiamo, inoltre, che il primo piano nobile e il Belvedere erano già stati sottoposti a restauro a cura della Soprintendenza. Tra l’altro, che fine faranno i parquet del Maggiolini e le altre parti restaurate che dovranno sopportare l’urto dello sfruttamento commerciale degli spazi?
Ma soprattutto a perderci è la Villa stessa, spezzettata come fosse un condominio, ridotta a contenitore di usi oltraggiosi e  indegni della sua storia, deprivata della possibilità di presentarsi in tutta la sua maestosità di dimora regale.
Gli Austriaci, i Francesi, i Savoia l’avevano lasciata a noi tutti perché fosse un monumento di cultura, didattica, arte e alta rappresentanza: nell’Atto di cessione gratuita da Demanio dello Stato a Comune di Milano e Comune di Monza del complesso immobiliare denominato Villa Reale e Parco di Monza. Repubblica Italiana, Monza 4 aprile 1996, repertorio n. 8461" si dichiara  (art.6) che   "gli immobili… restano sottoposti al vincolo monumentale e paesistico", e che (art.8) "i Comuni di Milano e di Monza si impegnano a curarne la conservazione permanente ed a destinarli ad attività museali, culturali, di rappresentanza e di fruizione e conservazione del verde".
I veri “fruitori”, cioè i gestori la stanno trasformando in una “location” commerciale che consentirà loro enormi guadagni senza alcun vantaggio per il “pubblico” che pure ha pagato il restauro e ciò senza che nessuno degli enti preposti (Ministero dei Beni Culturali, Soprintendenza, Consorzio) sembri esercitare il controllo dovuto sulle attività che si svolgeranno nella Villa Reale di Monza, come dimostrano gli esempi elencati.

sabato 27 settembre 2014

precisazioni in merito al “modello” pubblico/privato seguito nel caso della Villa Reale di Monza




Nella recente visita alla Villa Reale di Monza, Philippe Daverio ha affermato che il modo con cui si è realizzato "il dialogo fortunato  e concreto tra ente pubblico e privato" nel  restauro della Villa Reale di Monza dovrebbe costituire "un modello per tutta Italia" (MBNews, 8 settembre).
La stessa cosa aveva detto l'AD Attilio Navarra di Italiana Costruzioni – di  cui Daverio è consulente – in occasione della cerimonia di fine lavori del restauro.

Ebbene, è esattamente vero il contrario: si tratta di un modello molto vecchio e che occorre augurarsi non si ripeta più. 

Una  collaborazione " fortunata e concreta" tra pubblico e privato  dovrebbe infatti svolgersi nel modo seguente:
1.  Il privato dovrebbe intervenire alternativamente: 
a. Come  "mecenate", mettendo i capitali per l'esecuzione dell'opera, e ottenendo da  questo atto di liberalità un ritorno di immagine (che non è privo di contenuti economici): ricordiamo a tal proposito l’esempio della campagna “adotta un monumento” attuata dal ministero per i Beni Culturali in Francia, che ha consentito il restauro della Galleria degli Specchi e delle statue dei Giardini di Versailles e che sta proseguendo con successo estendendosi ad altri monumenti e dimore storiche.
b. Come  esecutore materiale dell’opera, secondo le indicazioni ricevute dal pubblico dopo un regolare concorso.

2. Il pubblico dovrebbe dettare strategie e progetti ai quali il privato dovrebbe attenersi e controllare che nell'esecuzione vengano rispettati.










Nel caso della Villa di Monza nessuno di questi criteri fondamentali è stato rispettato

a. I capitali sono stati forniti per la massima parte dal pubblico (19 milioni su 24 da parte della Regione).
b. Il pubblico (il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza) non ha fornito nessuna indicazione sul restauro, su come esso si colloca in un  programma di recupero  del complesso Villa-Parco,  sulla gestione delle parti restaurate. Difatti: il Consorzio non ha mai redatto il Piano strategico e i programmi pluriennali previsti dallo Statuto; non è stato costituito il Comitato Scientifico che, sempre secondo lo Statuto, dovrebbe assistere gli organi operativi del Consorzio. 
c. Incredibilmente, è il  concessionario che si è dotato di un sedicente Comitato Scientifico, in cui rientra lo stesso Philippe Daverio che, dunque, non è un consulente super partes
d. In cambio della modesta e opinabile quota   degli investimenti fornita dal privato, questi ha ottenuto la gestione per 22 anni del corpo centrale della Villa, con la più ampia facoltà di scelta circa il suo utilizzo e con il profitto  come criterio primario di scelta.

In conclusione, il pubblico (il Consorzio) si presenta, per la gestione del corpo centrale della Villa,  come la   "mosca cocchiera" di una carrozza le cui destinazioni saranno i cavalli a sceglierle.  Non a caso, l'AD di Italiana Costruzioni ha già prospettato la destinazione della parte Nord della Villa (candidandosi naturalmente alla sua gestione): un albergo di lusso.

Circa la novità del "modello", purtroppo non esiste affatto, specialmente per quanto riguarda La Villa Reale e il Parco di Monza. E' un modello che ormai ha quasi un secolo, ed è stato disastroso per il monumento: è quello adottato per l'autodromo, il golf e le altre concessioni nel Parco storico. Sostanzialmente è una quasi alienazione e una lottizzazione del monumento. Come farà la mosca cocchiera a guidare tante carrozze?







martedì 22 luglio 2014

IL TAR RESPINGE IL RICORSO DEL COMITATO PARCO CONTRO LA SIAS



Il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso presentato nel 2008 da Comitato per il Parco “A. Cederna”, Italia  Nostra  Lombardia,  Legambiente  Lombardia  e  WWF  Lombardia  contro  la  concessione alla Sias che, dando in concessione 140 ettari di un Parco storico per 19 anni, tra l’altro, prevede:

. l’affidamento della concessione a trattativa privata senza il necessario svolgimento di una gara internazionale;
. un canone di locazione - 800.000 euro/anno, ovvero 57 centesimi al metro quadro – decisamente troppo basso rispetto alla consistenza delle strutture date in concessione e al loro utilizzo a scopo commerciale, provocando un grave danno erariale per i comuni di Monza e Milano. Il tutto senza l’obbligo da parte della Sias di fornire la dovuta cauzione finanziaria ai comuni;
. la non conformita’ alla legge quadro 447/95 sull’inquinamento acustico;
. il mantenimento con restauro delle fatiscenti sopraelevate malgrado ne fosse previsto l’abbattimento.

Dei 6 motivi di ricorso avanzati dalle Associazioni, il Tribunale amministrativo ha respinto i principali sostenendo la non legittimazione delle associazioni ambientaliste a intervenire su materie quali la gara d’appalto  prevista  dalla  legge  europea,  la  fideiussione,  il  canone  d’affitto,  come  se  le  condizioni (gestionali ed economiche) alle quali viene affidata una concessione e i contenuti che vi sono al suo interno non avessero ripercussioni sul bene dato in concessione: in questo caso i 140 ettari di un Parco storico.

Al di là di ogni opinabile considerazione giuridica, la conseguenza dei criteri adottati dalla sentenza è che ai cittadini è impedita la possibilità di chiedere a un organismo giurisdizionale il controllo di legalità e di vigilanza sulle attività della pubblica amministrazione, lasciata dunque al libero arbitrio con tutte le conseguenze che ogni giorno leggiamo sui giornali.

E dunque i cittadini e le Associazioni vanno bene quando puliscono il Lambro e i Giardini, quando
raccolgono  fondi  per  restaurare  parti  del  Parco  che  altri  distruggono  (vedi  il  Roccolo),  quando accompagnano bambini e ragazzi delle scuole a conoscere il Parco, fornendo loro gratuitamente i relativi materiali informativi, etc. , ma non vanno più bene quando cercano di svolgere la funzione vicaria  per  cui  sono  nate:  quella  di  vigilare  e  intervenire  per  salvaguardare  un  bene  collettivo sopperendo ai limiti e alle connivenze nefaste di cui siamo quotidianamente testimoni.

In generale poi gli ulteriori motivi di ricorso sono stati liquidati sulla base di argomentazioni stringate che non hanno neppure preso in considerazione dati oggettivi provati dalla copiosa documentazione presentata. In particolare:

. sulla questione del rumore e dell’inquinamento acustico non si è tenuto conto delle conclusioni
dei periti del Tribunale nella causa aperta dal Comitato Antirumore di Biassono circa i frequenti
sforamenti dei limiti di legge e si fa riferimento alla realizzazione di sistemi fonoassorbenti che
sarebbero stati da tempo introdotti ma dei quali non v’è traccia e che comunque, anche se ci
fossero, risultano del tutto inefficaci visto che il rumore continua a disturbare la quiete degli
abitanti e dei frequentatori del Parco;

. sulla  questione  dell’abbattimento  delle  sopraelevate,  non  si  scioglie  la  contraddizione  fra
strumento urbanistico e vincolo della  Soprintendenza e non  si è avuta alcuna volontà di
verificare se si era dato effettivo corso al restauro i cui tempi di realizzazione, lo ricordiamo,
sono scaduti. Il restauro infatti avrebbe già dovuto essere terminato, mentre è appena iniziato e, oltretutto, sarà, con tutta evidenza, una rinfrescatura di facciata, come conferma la dichiarazione rilasciata dai tecnici dell’autodromo al Giorno dell’11 giugno 2014, che parla di restauro del guard rail e dell’asfalto ma esclude l’intervento sulle strutture che sono pericolanti e costituiscono, anche
visivamente, un obbrobrio che il nostro Parco non si merita.

Il Tar ha anche condannato le Associazioni al pagamento di 2.000 euro di spese alla parte avversa
colpendo così le Associazioni di cittadini che volontariamente, gratuitamente, rimettendoci di tasca
propria, si impegnano per far conoscere, amare, rispettare e tutelare anche legalmente il bene monumentale rappresentato da Parco, Villa e Giardini Reale.

Pur nel rispetto della pronunzia e con la riserva di proporre l’ eventuale impugnazione , a questo
punto attendiamo che il comune faccia valere da subito i diritti derivanti dalle clausole contrattuali,
specie in ordine alle penali ivi previste, nonché un’ attività seria di controllo e verifica delle opere
sulle quali, nonostante tutto, intendiamo dire la nostra.

IL TAR DELLA LOMBARDIA HA RESPINTO IL RICORSO CONTRO LA SIAS



Il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso presentato nel 2008 da Comitato per il Parco “A. Cederna”, Italia  Nostra  Lombardia,  Legambiente  Lombardia  e  WWF  Lombardia  contro  la  concessione alla Sias che, dando in concessione 140 ettari di un Parco storico per 19 anni, tra l’altro, prevede:

. l’affidamento della concessione a trattativa privata senza il necessario svolgimento di una gara internazionale;
. un canone di locazione - 800.000 euro/anno, ovvero 57 centesimi al metro quadro – decisamente troppo basso rispetto alla consistenza delle strutture date in concessione e al loro utilizzo a scopo commerciale, provocando un grave danno erariale per i comuni di Monza e Milano. Il tutto senza l’obbligo da parte della Sias di fornire la dovuta cauzione finanziaria ai comuni;
. la non conformita’ alla legge quadro 447/95 sull’inquinamento acustico;
. il mantenimento con restauro delle fatiscenti sopraelevate malgrado ne fosse previsto l’abbattimento.

Dei 6 motivi di ricorso avanzati dalle Associazioni, il Tribunale amministrativo ha respinto i principali sostenendo la non legittimazione delle associazioni ambientaliste a intervenire su materie quali la gara d’appalto  prevista  dalla  legge  europea,  la  fideiussione,  il  canone  d’affitto,  come  se  le  condizioni (gestionali ed economiche) alle quali viene affidata una concessione e i contenuti che vi sono al suo interno non avessero ripercussioni sul bene dato in concessione: in questo caso i 140 ettari di un Parco storico.

Al di là di ogni opinabile considerazione giuridica, la conseguenza dei criteri adottati dalla sentenza è che ai cittadini è impedita la possibilità di chiedere a un organismo giurisdizionale il controllo di legalità e di vigilanza sulle attività della pubblica amministrazione, lasciata dunque al libero arbitrio con tutte le conseguenze che ogni giorno leggiamo sui giornali.

E dunque i cittadini e le Associazioni vanno bene quando puliscono il Lambro e i Giardini, quando
raccolgono  fondi  per  restaurare  parti  del  Parco  che  altri  distruggono  (vedi  il  Roccolo),  quando accompagnano bambini e ragazzi delle scuole a conoscere il Parco, fornendo loro gratuitamente i relativi materiali informativi, etc. , ma non vanno più bene quando cercano di svolgere la funzione vicaria  per  cui  sono  nate:  quella  di  vigilare  e  intervenire  per  salvaguardare  un  bene  collettivo sopperendo ai limiti e alle connivenze nefaste di cui siamo quotidianamente testimoni.

In generale poi gli ulteriori motivi di ricorso sono stati liquidati sulla base di argomentazioni stringate che non hanno neppure preso in considerazione dati oggettivi provati dalla copiosa documentazione presentata. In particolare:

. sulla questione del rumore e dell’inquinamento acustico non si è tenuto conto delle conclusioni
dei periti del Tribunale nella causa aperta dal Comitato Antirumore di Biassono circa i frequenti
sforamenti dei limiti di legge e si fa riferimento alla realizzazione di sistemi fonoassorbenti che
sarebbero stati da tempo introdotti ma dei quali non v’è traccia e che comunque, anche se ci
fossero, risultano del tutto inefficaci visto che il rumore continua a disturbare la quiete degli
abitanti e dei frequentatori del Parco;

. sulla  questione  dell’abbattimento  delle  sopraelevate,  non  si  scioglie  la  contraddizione  fra
strumento urbanistico e vincolo della  Soprintendenza e non  si è avuta alcuna volontà di
verificare se si era dato effettivo corso al restauro i cui tempi di realizzazione, lo ricordiamo,
sono scaduti. Il restauro infatti avrebbe già dovuto essere terminato, mentre è appena iniziato e, oltretutto, sarà, con tutta evidenza, una rinfrescatura di facciata, come conferma la dichiarazione rilasciata dai tecnici dell’autodromo al Giorno dell’11 giugno 2014, che parla di restauro del guard rail e dell’asfalto ma esclude l’intervento sulle strutture che sono pericolanti e costituiscono, anche
visivamente, un obbrobrio che il nostro Parco non si merita.

Il Tar ha anche condannato le Associazioni al pagamento di 2.000 euro di spese alla parte avversa
colpendo così le Associazioni di cittadini che volontariamente, gratuitamente, rimettendoci di tasca
propria, si impegnano per far conoscere, amare, rispettare e tutelare anche legalmente il bene monumentale rappresentato da Parco, Villa e Giardini Reale.

Pur nel rispetto della pronunzia e con la riserva di proporre l’ eventuale impugnazione , a questo
punto attendiamo che il comune faccia valere da subito i diritti derivanti dalle clausole contrattuali,
specie in ordine alle penali ivi previste, nonché un’ attività seria di controllo e verifica delle opere
sulle quali, nonostante tutto, intendiamo dire la nostra.

giovedì 10 luglio 2014

LETTERA APERTA ALLE ISTITUZIONI




PARCO DI MONZA - Lettera aperta alle Istituzioni

A:
Consorzio Villa Reale e Parco di Monza
Sindaco di Monza
Sindaco di Milano
Soprintendente Beni Architettonici e per il Paesaggio
Presidente Parco della Valle del Lambro

Buongiorno Signori,

sempre piu’ cittadini si stanno rivolgendo ai comitati e alle associazioni per avere notizie e inoltrare segnalazioni in merito ad alcuni argomenti riguardanti il Parco e la Villa. In particolare:

modifiche al tracciato dell’autodromo per ospitare la superbike.
Notizie di stampa informano che ci sarebbero in progetto alcune modifiche al tracciato, atte ad aumentare i livelli di sicurezza per le gare motociclistiche, modifiche che comporterebbero l’abbattimento di alberi.
Chiediamo agli Enti coinvolti di rendere tempestivamente pubblici i dettagli di tale progetto, alla luce di quella trasparenza e di quelle relazioni con la cittadinanza che vengono sovente chiamate in causa dagli Enti stessi.

Tensostruttura nei Giardini della Villa
Ha suscitato stupore e incredulita’ la tensostruttura eretta in occasione del convegno di Confindustria della Provincia di MB tenutosi lunedì 16 giugno. Chiediamo agli Enti coinvolti di non autorizzare in futuro l’installazione di strutture cosi’ impattanti.

Inquinamento acustico proveniente dal ristorante Saint Georges Premier
Abbiamo ricevuto molte segnalazioni in relazione a problemi di inquinamento acustico provocati da musica ad alto volume, fino a tarda ora notturna.
I segnalanti riferiscono che il fenomeno si presenta soprattutto il giovedi sera e, da informazioni assunte, indicano il ristorante Saint Georges Premier come fonte dell’inquinamento acustico. Il ristorante sta infatti pubblicizzando un’attivita’ di “night club discoteca lounge”. Non si tratterebbe quindi di una condizione di attivita’ temporanea, come previsto dalla Legge ai fini della concessione di deroghe di decibel e di orario.
Chiediamo agli Enti coinvolti di indagare al riguardo dandocene comunicazione.

Manifestazione Pedala coi lupi
In relazione alla manifestazione serale/notturna tenutasi il 7 giugno, molti cittadini ci segnalano la poca compatibilita’ con il Parco e la fauna in esso ospitata di quegli eventi che implicano musica ad alto volume fino a tarda ora, accensione di fuochi, anche se controllati, e il parcheggio di molti mezzi pesanti sui prati e sulle radici degli alberi. Ci sono state inviate foto al riguardo. Oltre alla poca compatibilita’ con il Parco, vi sarebbe da rilevare anche la deroga al regolamento stesso del Parco.
Chiediamo agli Enti coinvolti di valutare piu’ attentamente le proposte di  manifestazioni da parte di privati.  Il Parco puo’ sicuramente essere il palcoscenico naturale per molti eventi che, pero’, ne rispettino il ruolo primario di oasi floro-faunistica oltre che di monumento storico-culturale e che, conseguentemente, tengano conto della dignità e della intrinseca fragilità di un Parco che ha oltre due secoli di vita.
In attesa di cortese replica, ringraziamo e porgiamo distinti saluti.


Comitato “La Villa Reale e’ anche mia”, parcomonzainfo@gmail.com,

Comitato per il Parco A. Cederna, parcomonzainfo@gmail.com,

Legambiente, sezione di Monza, atos.scandellari@tiscali.it,

Centro Culturale Ricerca, ccrmonza@tiscali.it,

Comitato Basta Cemento, betta.eli06@gmail.com,

Comitato Beni Comuni di Monza e Brianza, benicomunimb@gmail.com,





venerdì 27 giugno 2014

VILLA REALE - cronistoria di una privatizzazione



Il 17 marzo 2010 è stato pubblicato da Infrastrutture Lombarde Spa, a nome e per conto del Consorzio Villa Reale e Parco, un bando di concessione di lavori pubblici ai sensi dell’art. 144 del D.Lgs 163/06 che, accanto alla progettazione ed esecuzione di lavori di recupero e rifunzionalizzazione del corpo centrale della Villa (9.000 mq) e degli spazi esterni – definiti lavori di ristrutturazione – prevede la gestione di tali spazi da parte dell’aggiudicatario per l’intera durata della concessione (dagli iniziali 30 anni ridotta a 22 anni). L’esito del bando è stato annunciato il 15 aprile 2011 e i lavori hanno avuto inizio il 5 marzo 2012.

Oltre undicimila cittadini e oltre cento personalità del mondo politico, culturale e artistico italiano  hanno aderito all’appello del movimento  “La Villa Reale è anche mia” per esprimere il loro dissenso  sull’operazione in corso giudicando inaccettabile:

-         che il recupero di un monumento di tale importanza venga affrontato per una sola porzione del corpo centrale ricorrendo allo strumento dell’appalto in concessione;
-         che, nonostante l’appalto veda il concorso degli Enti consorziati alla copertura dei costi per circa 80% dell’intero importo, il cuore dell’intero complesso venga dato in concessione all’aggiudicatario per ventidue anni con conseguenti ricadute negative sul futuro utilizzo dell’insieme;
-         che il complesso Villa  sia declassato a mero contenitore di utilizzi funzionali alla rimuneratività del gestore privato, trascurando la primaria vocazione di bene pubblico, culturale e sociale.

Questa operazione è un esempio di privatizzazione di un bene culturale in cui l’Ente pubblico abdica al dovere costituzionale di salvaguardare un patrimonio di interesse nazionale da tramandare alle future generazioni. A ciò si aggiunge la constatazione che tale scelta va contro quanto disposto dall’art.8 dell’Atto di cessione gratuita del complesso Villa Reale e Parco da parte del demanio dello Stato del 1996 che ne vincola la destinazione ad attività museali, culturali e di rappresentanza.

Sulla base delle suddette considerazioni in data 19 settembre 2011 è stato presentato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale contro Infrastrutture Lombarde Spa, Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, Comune di Milano, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Italiana Costruzioni Spa, per l’accertamento dell’illegittimità e/o nullità della concessione-contratto per la progettazione definitiva ed esecutiva dei lavori relativi al corpo centrale della Villa Reale di Monza, per l’esecuzione dei lavori e la gestione delle opere.

L’udienza di merito del ricorso al TAR si terrà il 9 luglio 2014.
Il Comitato e’ inoltre in attesa di risposta dai Ministri dei beni e delle attività culturali, del turismo e dell'ambiente a una interrogazione parlamentare da parte di un gruppo di 22 senatori della Repubblica.




DOCUMENTI CONTRATTUALI ALLEGATI
AL CONTRATTO DI CONCESSIONE
Documento 8 - Disciplinare per la gestione

Art. 13 Eventi

1.      Come indicato nella documentazione di gara, parte del Primo e tutto il Secondo Piano Nobile del Corpo Centrale sono destinati ad ospitare una serie di eventi tali da valorizzare il Complesso immobiliare e da stimolare una consapevole fruizione pubblica attenta alle esigenze di salvaguardia dei beni.
2.      In particolare, in questi spazi potranno svolgersi attività ad alta fruibilità come, a titolo esemplificativo:
·         mostre temporanee su temi che possono spaziare in diversi settori, dalla ricerca scientifica e tecnologica (in ambito pubblico e privato), alla produzione;
·         convegni, corsi di formazione, conferenze;
·         concerti da camera, ricevimenti, vernissages;
·         inaugurazioni; attività di svago; assemblee di società; sfilate di moda; servizi fotografici privati, professionali e ad uso pubblicitario; presentazione di prodotti e/o brand, libri, pubblicazioni, etc;  cocktail; rinfreschi; serate di gala, banchetti; matrimoni e ricevimenti nuziali; spettacoli  “special tailored” (come per es. “il teatro di impresa”; manifestazioni; conferenze stampa; set cinematografici o televisivi, seppur ridotti; sessioni d’aste; mostre che coniughino esposizioni visive con musica, arte multimediale, vj (video jockey) set, live music e drinks; iniziative ludico-sportive; etc.
·         Questa tipologia di eventi potrà svolgersi anche negli spazi della Corte di ingresso, limitati dalla cancellata che li chiude sul lato ovest.
·         Gli eventi che il Concessionario organizzerà in questi spazi potranno essere o meno a pagamento del biglietto di ingresso, secondo la strategia di marketing prevista dal Concessionario per rendere la gestione economicamente sostenibile. In questo caso il Concessionario dovrà essere in regola con la normativa in vigore in materia di manifestazioni a pagamento.


N.B.    Il Concessionario incasserà le entrate prodotte sia dal pagamento dei biglietti di ingresso sia dal subaffitto degli spazi a società e privati che ne facciano richiesta. Si ricorda a questo proposito che per la gestione della Villa Reale il Concessionario paga all’Ente pubblico un canone di affitto di 60.000 euro all’anno più lo 0,7 % delle entrate.
  


domenica 15 giugno 2014

RICORSO AL TAR CONTRO LA CONCESSIONE ALLA SIAS




il 13 giugno 2014 si è tenuta l'udienza per il ricorso inoltrato da Comitato per il Parco A. Cederna, Legambiente, Italia Nostra e WWF regionali contro la concessione all'autodromo.
Questi alcuni dei punti oggetto del ricorso :
. la concessione e’ stata affidata a trattativa privata senza il necessario svolgimento di una gara internazionale
. il canone di locazione - 800.000 euro/anno, ovvero 57 centesimi al metro quadro - e’ troppo basso rispetto alla consistenza delle strutture date in concessione e al loro utilizzo a scopo commerciale, provocando un grave danno erariale per i comuni di Monza e Milano. Il tutto senza l’obbligo da parte della Sias di fornire la dovuta cauzione finanziaria ai comuni.
. non e’ conforme alla legge quadro 447/95 sull’inquinamento acustico
La relativa sentenza è prevista tra un mese o più, considerando la pausa estiva.

mercoledì 4 giugno 2014

LE SOPRAELEVATE ADIBITE A MUSEO DELL'AUTOMOBILE?



Monza, 12 maggio 2014

Il 6 u.s. il Consiglio Regionale ha approvato, con i voti della maggioranza, la mozione n. 120 che impegna la Regione ad attivarsi per realizzare il museo dell’automobile usando le curve sopraelevate della pista.
Contro si sono espressi il Movimento 5 Stelle ed il Patto Civico – Con Ambrosoli Presidente.
Il PD si è astenuto.

Noi riteniamo che sia pessima l'idea di allestire un museo dell’automobile presso le vecchie sopraelevate dell'autodromo.
Prima del dicembre 2007 l'orientamento sulle sorti del rudere del catino di alta velocità che ingombra 60 ettari del Parco di Monza, era ampiamente condiviso e coincideva con l’orientamento di uomini di cultura, urbanisti, pianificatori e amministratori: demolire l’impianto, inutile per l’Autodromo, conservandone un breve tratto per memoria.
Così prevedevano il Piano Intercomunale Milanese, il progetto di Piano Regolatore di Monza di Leonardo Benevolo, così prevede il tuttora vigente Piano della Valle del Lambro. E il progetto di Annalisa Maniglio Calcagno, massima esponente degli studiosi di architettura del paesaggio; e il pensiero di Lucia Gremmo, rimpianta Soprintendente ai Beni Culturali e Architettonici di Milano. E infine la precedente convenzione tra i Comuni di Monza e di Milano e la SIAS, gestore dell’Autodromo. Quest’ultima prevedeva la demolizione, a spese del concessionario (al quale era stato ridotto il canone proprio a questo scopo) delle malfatte, inutili e cadenti curve sopraelevate.
Le motivazioni sembravano ovvie: la storia del catino di alta velocità è una storia, oltre che di devastazione, di reiterati fallimenti (sia dopo la prima costruzione del 1922, sia dopo il rifacimento del 1955), che incisero molto negativamente sull’immagine dello stesso Autodromo di Monza. Basti dire che le curve sopraelevate, rifiutate dai piloti di F1, furono definite dalla stampa internazionale come “il muro della morte”.
Naturalmente, questo pressoché unanime orientamento non era e non è senza avversari, politicamente ed economicamente molto potenti: in particolare l’Automobile Club di Milano e la controllata SIAS che gestisce l’Autodromo.
I quali cavalcano una diffusa ignoranza e disinformazione sul reale oggetto del contendere: che consiste nella restituzione al Parco di vaste aree verdi, senza incidere in alcun modo sulle attività dell’Autodromo e in particolare sullo svolgimento del Gran premio di F1. Come esempio di questa disinformazione, basti dire che molti confondono i ruderi delle sopraelevate con la curva parabolica, che è invece parte integrante della pista storica su cui da sempre si corre il Gran Premio di F1, e che è fuori discussione. Confusione molto utile per chi vuole presentare i sostenitori della restituzione al Parco di preziose aree verdi come nemici dell’Autodromo.
Ma c’è un argomento in particolare su cui gli oppositori alla demolizione fanno leva: comunque sia, ormai il manufatto ha più di 50 anni, e quindi è entrato nella storia. Rispetto a questa storicità “oggettiva”, quella ben più rilevante del parco storico, capolavoro architettonico e naturalistico bicentenario, viene rimossa.
Così come si passa sotto silenzio il fatto positivo che, dopo un secolo di degrado, una provvidenziale legge regionale (LR 40/95), recante un Piano per la rinascita del Parco di Monza, ha bloccato e invertito il processo degenerativo, consentendo l’avvio del restauro del Parco (vedi ad esempio l’eliminazione dell’inutile e invasivo ippodromo dal Mirabello, con il recupero della grandiosa vista sulle Alpi lombarde).
Ma oltre che rimossa, la reale memoria storica viene di colpo cancellata: difatti tutto cambiò con la convenzione che consegnò nuovamente alla SIAS la gestione dell’Autodromo, deliberata dalla Giunta del Comune di Monza il 21 dicembre 2007. L'allora nuovo sindaco Mariani non perdette tempo per approvare una convenzione che obbligò, contro ogni orientamento precedente, la SIAS a restaurare entro cinque anni dalla sottoscrizione le curve sopraelevate, sotto pena di 1000 euro per ogni giorno di ritardo.
Ebbene i 5 anni scadono esattamente tra 2 mesi e la SIAS fino ad oggi non ha fatto nulla, se non la progettazione del restauro per un costo di 800 mila euro. Quindi la situazione oggi è la seguente: la disastrata Sias dovrebbe tirare fuori 800 mila euro per il restauro delle sopraelevate più 1000 euro al giorno, a partire dal 4 luglio prossimo, fino alla fine dei lavori, che non sono nemmeno cominciati.

Non vorremmo che l'obiettivo reale di questa mozione fosse quello di dare a SIAS il pretesto per non fare niente e non pagare dazio: non avrebbe senso infatti porre mano ad un manufatto se se ne intende variare la destinazione d'uso.
Oppure, in subordine, scaricare sul pubblico (la Regione) l'onere di un'attività che era per contratto in capo al privato (la SIAS). Perché non è affatto chiaro, nel testo della mozione, chi dovrebbe farsi carico dei costi di realizzazione di questo museo.

Ci sembra inoltre fumo negli occhi il riferimento a Expo: è assai difficile, per non dire impossibile, che i lavori di allestimento terminino in tempo utile: EXPO inizierà esattamente fra un anno e durerà sei mesi. Basta andare a vedere in che stato sono i manufatti in cemento armato: in molti punti i ferri sono a vista ed arrugginiti.

In sintesi:

Si cancelli di comune accordo fra SIAS e Comune di Monza l’art. 5 della convenzione, così da non creare pregiudizio per nessuno dei contraenti.

No, quindi, al recupero di quel fallimento tecnologico, di quell'errore di progettazione che furono le sopraelevate; ma se ne proceda all’abbattimento, per restituire al Parco un'importante superficie riqualificata di 60 ettari in coerenza con la reale memoria storica di quel capolavoro architettonico e naturalistico che è il Parco di Monza.

giovedì 10 aprile 2014

GIARDINI DELLA VILLA REALE A PAGAMENTO - si esprima il pubblico



Anche quest’anno il comitato “La Villa Reale e’ anche mia” ha aderito alla manifestazione promossa dal comune.

Intendiamo qui rilanciare quanto dichiarato dal Sindaco alla stampa, ovvero che la manifestazione e’  “un’iniziativa che dà modo ai cittadini che lo desiderano di fare qualcosa di bello e utile per la propria città, partendo dal proprio quartiere, dalla scuola o dai luoghi più belli e caratteristici della nostra città, che hanno bisogno di cure continue”.

Riteniamo infatti opportuno portare di nuovo l’attenzione della cittadinanza su uno dei luoghi simbolo di Monza, ovvero i Giardini della Villa, che, ancora per poco, potranno essere frequentati gratuitamente dal pubblico. Infatti, con delibera n. 6 del 26.2.14, il Consorzio si occupera’ del recupero e della gestione dei Giardini, con interventi di manutenzione straordinaria, propedeutici alla successiva introduzione dell’ingresso a pagamento.

Poiche’ anche i Giardini della Villa appartengono alla cittadinanza, chiediamo che sia il pubblico a decidere se i Giardini debbano essere a pagamento, ed eventualmente in quali termini, oppure se debbano continuare ad essere fruiti gratuitamente dal legittimo proprietario, il pubblico appunto.

Invitiamo quindi gli utenti del Parco e dei Giardini a inviare all’indirizzo di posta del Comitato: parcomonzainfo@gmail.com, una breve nota con i loro desiderata, indicando nome e cognome. Il Comitato si impegnera’ a raccogliere e inoltrare i messaggi ricevuti al Sindaco nonche’ Presidente del Consorzio, e al Direttore del Consorzio.  A tal fine, chiediamo agli interessati di esprimersi liberamente, ma in termini educati.



Comitato LA VILLA REALE E’ ANCHE MIA!

lunedì 17 marzo 2014

VILLA MIRABELLINO PARE NON ESSERE PIU’ IN VENDITA



Monza, 13 marzo 2014

La petizione lanciata dal Comitato Salviamo Villa Mirabellino e’ stata sottoscritta in poco tempo da quasi 1000 persone.
La Villa pare essere stata tolta dai beni messi in vendita dal Demanio e risulta ora inserita nel progetto Valore Paese - Dimore.
Le associazioni componenti il Comitato hanno richiesto incontri con le istituzioni coinvolte che, tranne nel caso del Demanio, hanno accettato.
L’utilizzo di Villa Mirabellino quale luogo di ospitalita’ pare non essere dagli stessi ritenuto in contrasto con la sua conservazione. Le istituzioni comunicano che nella fase preliminare verrà attivata la verifica dettagliata dei contenuti dell’eventuale bando nel quale la Soprintendenza inserirà limiti e vincoli specifici.
Il Direttore Regionale, confermando l’attenzione della Direzione e della Soprintendenza su Villa Mirabellino, evidenzia che soluzioni alternative all’albergo di lusso, compatibili e sostenibili economicamente anche nel tempo sono addirittura auspicabili e chiede al Comitato per il Mirabellino di attivarsi per trovare una proposta importante di destinazione, proposta corredata da ipotesi di fattibilità sia gestionali che economiche.

Alcune istituzioni sono favorevoli all’ipotesi di affidamento della Cascina Milano, struttura attigua alla Villa Mirabellino,  al Corpo Forestale dello Stato, che avrebbe anche compiti operativi sul Parco.

Durante gli incontri, il Comitato ricorda ancora una volta la valenza della Villa Mirabellino come bene singolo e appartenente al Parco, nonche’ gli impegni assunti dalle istituzioni stesse in seno alla gestione degli interventi di cui alla legge regionale 40/95.

Il Comitato intende proseguire nell’impegno assunto, anche continuando nella raccolta di firme, per evitare che anche questa Villa storica del complesso monumentale Villa, Giardini e Parco Reale, cosi’ come e’ accaduto con la Villa Reale, venga data in locazione a privati per usi di carattere commerciale anziche’ culturale.


Il Comitato Salviamo Villa Mirabellino, composto da:

Associazione Amici dei Musei di Monza e Brianza,
Associazione HQMonza Comitato San Fruttuoso 2000
Associazione Mazziniana Italiana onlus sezione di Monza e Brianza
Associazione Mnemosyne
Centro Culturale Ricerca
Centro documentazione Residenze Reali Lombarde
Collegio di Monza degli Architetti e Ingegneri
Comitato Basta Cemento
Comitato Beni Comuni di Monza e Brianza
Comitato La Villa Reale è anche mia
Comitato per il Parco A. Cederna
Italia Nostra sezione di Monza
Legambiente circolo Alex Langer,Monza
Museo Etnologico Monza e Brianza
Novaluna Monza