venerdì 27 giugno 2014

VILLA REALE - cronistoria di una privatizzazione



Il 17 marzo 2010 è stato pubblicato da Infrastrutture Lombarde Spa, a nome e per conto del Consorzio Villa Reale e Parco, un bando di concessione di lavori pubblici ai sensi dell’art. 144 del D.Lgs 163/06 che, accanto alla progettazione ed esecuzione di lavori di recupero e rifunzionalizzazione del corpo centrale della Villa (9.000 mq) e degli spazi esterni – definiti lavori di ristrutturazione – prevede la gestione di tali spazi da parte dell’aggiudicatario per l’intera durata della concessione (dagli iniziali 30 anni ridotta a 22 anni). L’esito del bando è stato annunciato il 15 aprile 2011 e i lavori hanno avuto inizio il 5 marzo 2012.

Oltre undicimila cittadini e oltre cento personalità del mondo politico, culturale e artistico italiano  hanno aderito all’appello del movimento  “La Villa Reale è anche mia” per esprimere il loro dissenso  sull’operazione in corso giudicando inaccettabile:

-         che il recupero di un monumento di tale importanza venga affrontato per una sola porzione del corpo centrale ricorrendo allo strumento dell’appalto in concessione;
-         che, nonostante l’appalto veda il concorso degli Enti consorziati alla copertura dei costi per circa 80% dell’intero importo, il cuore dell’intero complesso venga dato in concessione all’aggiudicatario per ventidue anni con conseguenti ricadute negative sul futuro utilizzo dell’insieme;
-         che il complesso Villa  sia declassato a mero contenitore di utilizzi funzionali alla rimuneratività del gestore privato, trascurando la primaria vocazione di bene pubblico, culturale e sociale.

Questa operazione è un esempio di privatizzazione di un bene culturale in cui l’Ente pubblico abdica al dovere costituzionale di salvaguardare un patrimonio di interesse nazionale da tramandare alle future generazioni. A ciò si aggiunge la constatazione che tale scelta va contro quanto disposto dall’art.8 dell’Atto di cessione gratuita del complesso Villa Reale e Parco da parte del demanio dello Stato del 1996 che ne vincola la destinazione ad attività museali, culturali e di rappresentanza.

Sulla base delle suddette considerazioni in data 19 settembre 2011 è stato presentato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale contro Infrastrutture Lombarde Spa, Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, Comune di Milano, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Italiana Costruzioni Spa, per l’accertamento dell’illegittimità e/o nullità della concessione-contratto per la progettazione definitiva ed esecutiva dei lavori relativi al corpo centrale della Villa Reale di Monza, per l’esecuzione dei lavori e la gestione delle opere.

L’udienza di merito del ricorso al TAR si terrà il 9 luglio 2014.
Il Comitato e’ inoltre in attesa di risposta dai Ministri dei beni e delle attività culturali, del turismo e dell'ambiente a una interrogazione parlamentare da parte di un gruppo di 22 senatori della Repubblica.




DOCUMENTI CONTRATTUALI ALLEGATI
AL CONTRATTO DI CONCESSIONE
Documento 8 - Disciplinare per la gestione

Art. 13 Eventi

1.      Come indicato nella documentazione di gara, parte del Primo e tutto il Secondo Piano Nobile del Corpo Centrale sono destinati ad ospitare una serie di eventi tali da valorizzare il Complesso immobiliare e da stimolare una consapevole fruizione pubblica attenta alle esigenze di salvaguardia dei beni.
2.      In particolare, in questi spazi potranno svolgersi attività ad alta fruibilità come, a titolo esemplificativo:
·         mostre temporanee su temi che possono spaziare in diversi settori, dalla ricerca scientifica e tecnologica (in ambito pubblico e privato), alla produzione;
·         convegni, corsi di formazione, conferenze;
·         concerti da camera, ricevimenti, vernissages;
·         inaugurazioni; attività di svago; assemblee di società; sfilate di moda; servizi fotografici privati, professionali e ad uso pubblicitario; presentazione di prodotti e/o brand, libri, pubblicazioni, etc;  cocktail; rinfreschi; serate di gala, banchetti; matrimoni e ricevimenti nuziali; spettacoli  “special tailored” (come per es. “il teatro di impresa”; manifestazioni; conferenze stampa; set cinematografici o televisivi, seppur ridotti; sessioni d’aste; mostre che coniughino esposizioni visive con musica, arte multimediale, vj (video jockey) set, live music e drinks; iniziative ludico-sportive; etc.
·         Questa tipologia di eventi potrà svolgersi anche negli spazi della Corte di ingresso, limitati dalla cancellata che li chiude sul lato ovest.
·         Gli eventi che il Concessionario organizzerà in questi spazi potranno essere o meno a pagamento del biglietto di ingresso, secondo la strategia di marketing prevista dal Concessionario per rendere la gestione economicamente sostenibile. In questo caso il Concessionario dovrà essere in regola con la normativa in vigore in materia di manifestazioni a pagamento.


N.B.    Il Concessionario incasserà le entrate prodotte sia dal pagamento dei biglietti di ingresso sia dal subaffitto degli spazi a società e privati che ne facciano richiesta. Si ricorda a questo proposito che per la gestione della Villa Reale il Concessionario paga all’Ente pubblico un canone di affitto di 60.000 euro all’anno più lo 0,7 % delle entrate.
  


domenica 15 giugno 2014

RICORSO AL TAR CONTRO LA CONCESSIONE ALLA SIAS




il 13 giugno 2014 si è tenuta l'udienza per il ricorso inoltrato da Comitato per il Parco A. Cederna, Legambiente, Italia Nostra e WWF regionali contro la concessione all'autodromo.
Questi alcuni dei punti oggetto del ricorso :
. la concessione e’ stata affidata a trattativa privata senza il necessario svolgimento di una gara internazionale
. il canone di locazione - 800.000 euro/anno, ovvero 57 centesimi al metro quadro - e’ troppo basso rispetto alla consistenza delle strutture date in concessione e al loro utilizzo a scopo commerciale, provocando un grave danno erariale per i comuni di Monza e Milano. Il tutto senza l’obbligo da parte della Sias di fornire la dovuta cauzione finanziaria ai comuni.
. non e’ conforme alla legge quadro 447/95 sull’inquinamento acustico
La relativa sentenza è prevista tra un mese o più, considerando la pausa estiva.

mercoledì 4 giugno 2014

LE SOPRAELEVATE ADIBITE A MUSEO DELL'AUTOMOBILE?



Monza, 12 maggio 2014

Il 6 u.s. il Consiglio Regionale ha approvato, con i voti della maggioranza, la mozione n. 120 che impegna la Regione ad attivarsi per realizzare il museo dell’automobile usando le curve sopraelevate della pista.
Contro si sono espressi il Movimento 5 Stelle ed il Patto Civico – Con Ambrosoli Presidente.
Il PD si è astenuto.

Noi riteniamo che sia pessima l'idea di allestire un museo dell’automobile presso le vecchie sopraelevate dell'autodromo.
Prima del dicembre 2007 l'orientamento sulle sorti del rudere del catino di alta velocità che ingombra 60 ettari del Parco di Monza, era ampiamente condiviso e coincideva con l’orientamento di uomini di cultura, urbanisti, pianificatori e amministratori: demolire l’impianto, inutile per l’Autodromo, conservandone un breve tratto per memoria.
Così prevedevano il Piano Intercomunale Milanese, il progetto di Piano Regolatore di Monza di Leonardo Benevolo, così prevede il tuttora vigente Piano della Valle del Lambro. E il progetto di Annalisa Maniglio Calcagno, massima esponente degli studiosi di architettura del paesaggio; e il pensiero di Lucia Gremmo, rimpianta Soprintendente ai Beni Culturali e Architettonici di Milano. E infine la precedente convenzione tra i Comuni di Monza e di Milano e la SIAS, gestore dell’Autodromo. Quest’ultima prevedeva la demolizione, a spese del concessionario (al quale era stato ridotto il canone proprio a questo scopo) delle malfatte, inutili e cadenti curve sopraelevate.
Le motivazioni sembravano ovvie: la storia del catino di alta velocità è una storia, oltre che di devastazione, di reiterati fallimenti (sia dopo la prima costruzione del 1922, sia dopo il rifacimento del 1955), che incisero molto negativamente sull’immagine dello stesso Autodromo di Monza. Basti dire che le curve sopraelevate, rifiutate dai piloti di F1, furono definite dalla stampa internazionale come “il muro della morte”.
Naturalmente, questo pressoché unanime orientamento non era e non è senza avversari, politicamente ed economicamente molto potenti: in particolare l’Automobile Club di Milano e la controllata SIAS che gestisce l’Autodromo.
I quali cavalcano una diffusa ignoranza e disinformazione sul reale oggetto del contendere: che consiste nella restituzione al Parco di vaste aree verdi, senza incidere in alcun modo sulle attività dell’Autodromo e in particolare sullo svolgimento del Gran premio di F1. Come esempio di questa disinformazione, basti dire che molti confondono i ruderi delle sopraelevate con la curva parabolica, che è invece parte integrante della pista storica su cui da sempre si corre il Gran Premio di F1, e che è fuori discussione. Confusione molto utile per chi vuole presentare i sostenitori della restituzione al Parco di preziose aree verdi come nemici dell’Autodromo.
Ma c’è un argomento in particolare su cui gli oppositori alla demolizione fanno leva: comunque sia, ormai il manufatto ha più di 50 anni, e quindi è entrato nella storia. Rispetto a questa storicità “oggettiva”, quella ben più rilevante del parco storico, capolavoro architettonico e naturalistico bicentenario, viene rimossa.
Così come si passa sotto silenzio il fatto positivo che, dopo un secolo di degrado, una provvidenziale legge regionale (LR 40/95), recante un Piano per la rinascita del Parco di Monza, ha bloccato e invertito il processo degenerativo, consentendo l’avvio del restauro del Parco (vedi ad esempio l’eliminazione dell’inutile e invasivo ippodromo dal Mirabello, con il recupero della grandiosa vista sulle Alpi lombarde).
Ma oltre che rimossa, la reale memoria storica viene di colpo cancellata: difatti tutto cambiò con la convenzione che consegnò nuovamente alla SIAS la gestione dell’Autodromo, deliberata dalla Giunta del Comune di Monza il 21 dicembre 2007. L'allora nuovo sindaco Mariani non perdette tempo per approvare una convenzione che obbligò, contro ogni orientamento precedente, la SIAS a restaurare entro cinque anni dalla sottoscrizione le curve sopraelevate, sotto pena di 1000 euro per ogni giorno di ritardo.
Ebbene i 5 anni scadono esattamente tra 2 mesi e la SIAS fino ad oggi non ha fatto nulla, se non la progettazione del restauro per un costo di 800 mila euro. Quindi la situazione oggi è la seguente: la disastrata Sias dovrebbe tirare fuori 800 mila euro per il restauro delle sopraelevate più 1000 euro al giorno, a partire dal 4 luglio prossimo, fino alla fine dei lavori, che non sono nemmeno cominciati.

Non vorremmo che l'obiettivo reale di questa mozione fosse quello di dare a SIAS il pretesto per non fare niente e non pagare dazio: non avrebbe senso infatti porre mano ad un manufatto se se ne intende variare la destinazione d'uso.
Oppure, in subordine, scaricare sul pubblico (la Regione) l'onere di un'attività che era per contratto in capo al privato (la SIAS). Perché non è affatto chiaro, nel testo della mozione, chi dovrebbe farsi carico dei costi di realizzazione di questo museo.

Ci sembra inoltre fumo negli occhi il riferimento a Expo: è assai difficile, per non dire impossibile, che i lavori di allestimento terminino in tempo utile: EXPO inizierà esattamente fra un anno e durerà sei mesi. Basta andare a vedere in che stato sono i manufatti in cemento armato: in molti punti i ferri sono a vista ed arrugginiti.

In sintesi:

Si cancelli di comune accordo fra SIAS e Comune di Monza l’art. 5 della convenzione, così da non creare pregiudizio per nessuno dei contraenti.

No, quindi, al recupero di quel fallimento tecnologico, di quell'errore di progettazione che furono le sopraelevate; ma se ne proceda all’abbattimento, per restituire al Parco un'importante superficie riqualificata di 60 ettari in coerenza con la reale memoria storica di quel capolavoro architettonico e naturalistico che è il Parco di Monza.