Dalle interviste rilasciate da vari personaggi nel
pre e dopo g.p. emergono chiaramente i pericoli che incombono sul Parco a causa
della presenza dell’autodromo e delle sue incessanti esigenze: si prospetta la possibilità di ulteriori
modifiche al circuito come ricatto per mantenere il gp a Monza anche dopo il
2016. Invitiamo a visionare questo
filmato: http://www.parcomonza.org/manifestazione-online2008.htm,
che riporta tutte le modifiche al circuito e di conseguenza tutti i danni
arrecati al Parco nel corso dei decenni.
Vogliamo continuare cosi? Siamo
sicuri che la cittadinanza sia disponibile ad accettare una nuova erosione del
Parco che, ricordiamo, è un monumento che ha più di duecento anni, non un
qualsiasi prato di periferia?
E mentre altri circuiti si dichiarano disposti a
soddisfare l’avidità del patron della formula uno, Maroni, si dice disponibile ad accettare in toto il ricatto di
Ecclestone pur di mantenere il gp a Monza “per sempre”, e circolano voci insistenti circa l’intervento
della Regione Lombardia per finanziare l’aumento di capitale con cui si
dovrebbero ripianare le traballanti casse della Sias, dopo decenni di gestione
allegra.
Il 6 dicembre prossimo, infatti, e’ stata fissata
l’udienza preliminare dell’inchiesta sulla gestione dell’autodromo a carico dei
primi 17 indagati, fra cui i direttori tecnico e sportivo dell’autodromo,
Giorgio Beghella Bartoli e Enrico Ferrari. I capi di imputazione sono una
ventina e vanno dalla costituzione di fondi neri, all’evasione tributaria, alla
turbativa d’asta, all’occultamento doloso dei difetti della pista, a danni
ambientali a carico del Parco, dalla corruzione al falso, fino all’usura. Due
costruzioni abusive alle porte dei paddock sono state recentemente smantellate
e per puro caso non si sono verificati incidenti piu’ gravi durante l’ultima
edizione della superbike a causa di bolle createsi sull’asfalto. Il problema era ben noto ai dirigenti che
hanno invece preferito non intervenire. In Germania intanto, anche Bernie
Ecclestone e’ accusato di corruzione: avrebbe versato in nero 44 milioni di dollari
a un banchiere per pilotare la vendita di azioni del circo della F1.
Ma viene da
chiedersi: e se l’ex Presidente del CdA Sias non avesse presentato
esposto-denuncia alla Procura, noi cittadini non avremmo saputo nulla delle
ipotizzate malversazioni? Dove sono le Amministrazioni Comunali di Monza,
Biassono e Milano? Chi deve controllare i propri dipendenti? Il rinvio a
giudizio interessa alcuni esponenti di rilievo della Sias, alcuni dipendenti e
alcuni collaboratori esterni della stessa nonchè cinque di Pubblici Ufficiali
tra cui 2 dirigenti ed un funzionario del Comune di Monza, che avrebbero avuto
un ruolo determinante nella faccenda della costruzione di un nuovo impianto di
distribuzione stradale di carburanti.
Ma viene da
chiedersi: contro che organizzazione stavamo combattendo noi del Comitato
quando ci siamo battuti contro la costruzione di questo distributore? Il
Comitato combatteva per una causa giusta a difesa dell’integrità del Parco
Storico di Monza mentre alcuni Pubblici Ufficiali di Monza lavoravano a
distruggerlo.
E viene ancora
da chiedersi: ma allora prima di questi recenti e gravissimi capi di
imputazione, la gestione del Bene Pubblico Parco è stata sempre cristallina?
La squallida
vicenda sollecita ulteriori riflessioni sul danno che essa rappresenta per la
città. Se,
infatti, come affermano i sostenitori
della pista, quello dell’autodromo è un marchio importante, è indubbio che
l’inchiesta in corso ha messo in luce una realtà di corruttela che costituisce un
danno evidente all’immagine della città oltre che degli organizzatori.Ci
aspettiamo, quindi, che i sindaci di Monza e di Milano (proprietari
dell’impianto) e i vertici di Aci e Sias (suoi gestori) si costituiscano, al
momento opportuno, parte civile nel procedimento in corso, rivendicando il
danno all’immagine subito, chiedendo un congruo risarcimento che dovrà essere utilizzato per investimenti
a favore del Parco di Monza.
Conscia di essere uno strumento nelle mani del
patron della F1, la Sias sta correndo ai ripari ammantandosi di finalita’ ambientaliste,
effimere quando fuorvianti. L'agenzia
Ansa, infatti, ha recentemente pubblicato la notizia di un accordo tra Aci ed
Ecostore. L’operazione, patrocinata dal Ministero dell’Ambiente, prevede
progetti nel settore dei biocarburanti e delle energie rinnovabili, e la promozione
di azioni di tutela ambientale. Verranno infatti piantati 10.000 alberi per
compensare le emissioni di C02 del gp. A Monza? No, in Alaska e Madagascar.
Dubitiamo che qualcuno potra’ andare in Alaska o Madagascar a verificare. In
ogni caso, la compensazione non annulla
il fatto innegabile che l’inquinamento prodotto dall’attività motoristica
all’interno del Parco ha provocato e continuerà a provocare danni al patrimonio
naturalistico, come dimostra la constatazione che la zona del Parco in cui gli alberi
sono in condizioni peggiori è proprio quella dell’autodromo. A ciò si
associa poi la tendenza dell’autodromo,
ma anche del golf, a gestire le aree in concessione non nell’interesse
naturalistico (conservando i boschi, le siepi, etc.) bensì nell’interesse dei
loro introiti economici. Inoltre, la
convenzione tra Sias e Comuni di Monza e Milano, sottoscritta nel 2008 e
oggetto di un ricorso al TAR, prevede
la piantumazione annua di 600 di alberi per mitigare l’impatto dell’impianto
(art. 4/6). Dal 2008, dovrebbero quindi essere
stati già piantati 3600 alberi aggiuntivi: è stato fatto? Chiediamo dunque
al Consorzio di informare la cittadinanza in merito a queste piantumazioni,
tenendo conto che, comunque, non avrebbe
senso piantumare “a caso” visto che il Parco è stato progettato con un preciso
disegno paesaggistico che va rispettato.
Per tutte queste ragioni riteniamo molto grave che
Ecostore si sia prestata a questo trucco e, raccogliendo quanto è stato
suggerito da molti suoi clienti, il
Comitato per il Parco A. Cederna invita coloro che desiderano tutelare il
complesso Parco/Villa a boicottare Ecostore e annuncia che attivera’ presto un mail bombing di protesta all’azienda
che, con questa azione, ha vanificato in un colpo la sua ispirazione “ecologica”.
Per quanto riguarda il ricorso da noi presentato assieme alle sezioni regionali di
Legambiente, Italia Nostra e WWF Italia, finalmente è stata fissata la prima udienza al
TAR il 28 novembre. Dato che sono passati
5 anni, ne ricordiamo i termini essenziali,
riassumibili nei seguenti punti:
Ø la concessione è stata
affidata a trattativa privata senza il necessario svolgimento di una gara; la
gara internazionale avrebbe premiato
proposte di gestione dell’impianto più rispettose del contesto storico-ambientale
in cui è inserito;
Ø la concessione avrebbe
dovuto essere rilasciata a un canone commisurato al valore di mercato dell’impianto;
il canone annuale di 800mila euro appare ridicolo rispetto alla consistenza
delle strutture date in concessione e al loro intensivo utilizzo commerciale;
Ø il Piano Territoriale del
Parco della Valle del Lambro – di cui il Parco di Monza è parte integrante – impone
l’abbattimento delle fatiscenti sopraelevate della vecchia pista di alta
velocità abbandonata da quarant’anni e considerata un obbrobbrio anche sotto il
profilo ingegneristico fin dalla sua realizzazione; la nuova concessione ne
prevede il mantenimento impedendo così la liberazione di aree verdi pregiate e
l’interruzione di una visuale prospettica che fa parte del disegno originario
del Parco, ideato dall’architetto Luigi Canonica; le associazioni richiedono,
invece, il recupero all’esclusivo uso pubblico dei 60 ettari di boschi e prati
interclusi che sono di nessuna utilità per lo svolgimento delle competizioni
motoristiche;
Ø la concessione non pone
alcun freno alle rilevantissime emissioni acustiche; le norme vigenti, impongono,
invece, il monitoraggio delle emissioni e l’attuazione di interventi specifici
per eliminare o, comunque, ridurre l’impatto acustico del circuito;
Ø a differenza di quanto è imposto per qualunque
contratto stipulato con un ente pubblico, il concessionario di un bene della
rilevanza dell’autodromo di Monza non è obbligato, secondo quanto previsto
dalla nuova concessione, a fornire alcuna cauzione finanziaria ai comuni. La cauzione
è, al contrario, l’unico strumento in grado di garantire l’effettivo e puntuale
adempimento degli obblighi contrattuali compresa la manutenzione degli spazi
verdi.
Ø la concessione pone anche
gravi problemi sotto il profilo della responsabilità contabile degli amministratori
che l’hanno approvata. In primo luogo, la quantificazione risibile del canone
provoca un grave danno erariale per i comuni di Monza e di Milano che sono
proprietari dell’impianto; in secondo luogo, le amministrazioni proprietarie
non hanno provveduto a esigere il rilevante credito nei confronti della
concessionaria derivante dall’obbligo di abbattimento delle sopraelevate posto
a suo carico nella precedente convenzione e mai eseguito.
Un ulteriore elemento
di conferma della incompatibilità fra la pista e il Parco concerne la questione
del rumore che produce e il Piano di Zonizzazione Acustica (PZA)
recentemente approvato; 3 sono gli aspetti salienti: a) le fasce di decadimento
acustico intorno alla pista; b) i controlli tecnici da parte
dell’Amministrazione comunale; c) il numero di deroghe previsto nel PZA per le
attività cosiddette “a scarico libero” nel circuito monzese.
a) il PZA prevede che vengano avviati e sviluppati
i cosiddetti Piani di Risanamento Acustico per quelle aree che non rispondono
ai limiti di Legge. Per l’autodromo il
PZA ipotizza la realizzazione di tre Fasce di Decadimento acustico di varia
larghezza (40 -50 - 80
metri circa) intorno alla pista in modo che fuori
dall’ultima fascia il rumore sia compatibile con il livello acustico previsto
per il Parco di Monza (50 decibel di giorno - 40 decibel di notte).
A tutti gli addetti ai lavori e alle persone di
buon senso è noto che è tecnicamente
impossibile realizzare qualsivoglia intervento nelle tre fasce di decadimento
acustico sia per motivi tecnici che fisici e soprattutto per il fatto che lo
storico complesso monumentale del Piermarini e del Canonica noto ai più come
Parco e Villa Reale di Monza, che ospita l’autodromo, è protetto da specifiche
Leggi Nazionali di salvaguardia dei Beni Architettonici, Ambientali e
Culturali.
La irrealizzabilità di interventi mitigatori
passivi dell’inquinamento acustico prodotto dall’impianto motoristico è stata
confermata sia dal Comitato Tecnico Scientifico nominato dal Comune di Monza il
5 giugno 1992 sia dal Consulente Tecnico di Parte della Sias nella sua
relazione tecnica del 2003 inclusa nel documento “Classificazione Acustica del
Territorio di Biassono”.
Proposta/richiesta
del Comitato al Sindaco di Monza: drastica
riduzione delle gare rumorose ottenuta tramite forte limitazione delle deroghe
e tramite controlli fonometrici molto frequenti e non-programmati effettuati sul perimetro
esterno dell’impianto da Ente qualificato e terzo.
b) per il monitoraggio delle attività in pista i
Comuni di Monza e di Biassono hanno incaricato lo stesso gestore dell’autodromo
il quale ha sistemato da tempo un fonometro lungo la via Parco all’altezza
della Curva cosiddetta di Biassono e uno presso la Scuola di Via Martin Luther
King di Biassono (non sappiamo se quest’ultima è ancora operativa ma è
irrilevante). Quindi: il controllore che
controlla se stesso. Esponenti di questo Comitato hanno dimostrato in sede
penale (1995) e in sede civile (2006) con due diverse CTU (Consulenze Tecniche
d’Ufficio) che i livelli di inquinamento acustico sono eccedenti i limiti di Legge per
le gare più importanti che si svolgono in pista. Nonostante dal 1995 al
2006 le Amministrazioni Comunali di Monza e di Biassono fossero al corrente di
quanto stava avvenendo, con ampia e documentata dimostrazione, in Pretura e in
Tribunale, non sono mai intervenute presso il gestore dell’impianto a difesa
dei diritti dei propri cittadini nè per assumersi in proprio (o tramite ARPA)
il controllo diretto dell’inquinamento acustico.
Richiesta
del Comitato al Sindaco di Monza: ridare dignità al Parco e alla Villa Reale di
Monza riducendo drasticamente le emissioni rumorose provenienti dall’autodromo,
avviando sin da subito e comunque non
oltre Gennaio 2014 una convenzione per i controlli fonometrici con Ente terzo
affiancato da Pubblico Ufficiale per l’immediata sanzione e sospensione
dell’attività rumorosa eccedente i limiti di Legge. I controlli “estemporanei”
vanno effettuati in zone diverse del Parco durante le attività non soggette a
deroghe.
c) il PZA inserisce l’autodromo tra le aree nelle
quali è ammessa deroga per attività temporanee. Come ampiamente dimostrato
durante i due procedimenti penale (1995) e civile (2006) l’impianto monzese non
esercita attività temporanea ma
continuativa lungo tutto l’arco dell’anno tanto è vero che il PZA lo ha
inserito in Classe V: Area prevalentemente industriale. Come tale , tecnicamente parlando, in quanto impianto fisso non mobile nè
provvisorio non può avvalersi della procedura di deroga prevista per le
attività temporanee quali quelle ad esempio dei cantieri, i concerti in
piazza o allo Stadio, ecc. Per questo
motivo il Comitato per il Parco ritiene
che il numero di 26 giorni di deroga al rumore che, in base al PZA, il Sindaco
di Monza potrà concedere al gestore dell’autodromo è oltrechè illecito (per
quanto emerso dalle 2 CTU menzionate) anche
eccessivo, soprattutto se si considera che le due manifestazioni più rilevanti
(GP e SBK) necessiterebbero al massimo di 6 giorni.
Richiesta
del Comitato al Sindaco di Monza: forte
limitazione delle deroghe concesse a Sias, ancorchè non legittime, da 26 a massimo 10 giorni all’anno.
Per salvare il salvabile, per scongiurare il concreto rischio di ulteriori erosioni al Parco ad
opera dell’autodromo ed evitare lo spreco di danaro pubblico dei cittadini
della Regione Lombardia per finanziare il circo della formula uno, il Comitato
per il Parco A. Cederna chiede ancora una volta ai nostri amministratori di
scegliere un diverso orientamento sicuramente più lungimirante e meno miope
(visto a cosa è ridotto il circo della formula uno e delle gare motoristiche in
generale al giorno d’oggi), ossia
puntare sul vero valore civico, culturale e, in prospettiva anche economico della
città e della regione rappresentato dal complesso paesaggistico, naturale
monumentale del Parco, della Villa e dei Giardini Reali. Un primo passo in questa direzione
sarebbe la promozione di iniziative politiche volte al rifinanziamento dei fondi per il Parco e la Villa già previsti dalla
Legge Regionale 40/95. Se il mantra
di ogni amministrazione per giustificare la scarsa manutenzione del Parco e la
svendita della Villa Reale e’ sempre stato “non
ci sono soldi” chiediamo che si attivino per reperire fondi, visto che i possibili fondi che avrebbero potuto
pervenire grazie ad un patrocinio da parte di Unesco sono svaniti proprio a
causa della presenza dell’autodromo
ritenuta incompatibile. Nel 2009 il
Direttore Generale aggiunto dell’Unesco, Françoise Rivière, ha spiegato così le ragioni del loro
rifiuto a includere il Parco di Monza
tra i siti patrocinati: “L’autodromo? Come una centrale
nucleare. La Villa Reale ha tutte
le caratteristiche per entrare nella lista ed essere considerata un bene di
valore, ma la presenza dell’autodromo nel suo Parco è stata un ostacolo e lo è
tuttora”.
Crediamo, per il bene del Parco e
della Città, che si debba raccogliere
l’invito sotteso alle sue parole e fare
del Parco di Monza
un Parco d’Europa.
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