martedì 22 luglio 2014

IL TAR RESPINGE IL RICORSO DEL COMITATO PARCO CONTRO LA SIAS



Il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso presentato nel 2008 da Comitato per il Parco “A. Cederna”, Italia  Nostra  Lombardia,  Legambiente  Lombardia  e  WWF  Lombardia  contro  la  concessione alla Sias che, dando in concessione 140 ettari di un Parco storico per 19 anni, tra l’altro, prevede:

. l’affidamento della concessione a trattativa privata senza il necessario svolgimento di una gara internazionale;
. un canone di locazione - 800.000 euro/anno, ovvero 57 centesimi al metro quadro – decisamente troppo basso rispetto alla consistenza delle strutture date in concessione e al loro utilizzo a scopo commerciale, provocando un grave danno erariale per i comuni di Monza e Milano. Il tutto senza l’obbligo da parte della Sias di fornire la dovuta cauzione finanziaria ai comuni;
. la non conformita’ alla legge quadro 447/95 sull’inquinamento acustico;
. il mantenimento con restauro delle fatiscenti sopraelevate malgrado ne fosse previsto l’abbattimento.

Dei 6 motivi di ricorso avanzati dalle Associazioni, il Tribunale amministrativo ha respinto i principali sostenendo la non legittimazione delle associazioni ambientaliste a intervenire su materie quali la gara d’appalto  prevista  dalla  legge  europea,  la  fideiussione,  il  canone  d’affitto,  come  se  le  condizioni (gestionali ed economiche) alle quali viene affidata una concessione e i contenuti che vi sono al suo interno non avessero ripercussioni sul bene dato in concessione: in questo caso i 140 ettari di un Parco storico.

Al di là di ogni opinabile considerazione giuridica, la conseguenza dei criteri adottati dalla sentenza è che ai cittadini è impedita la possibilità di chiedere a un organismo giurisdizionale il controllo di legalità e di vigilanza sulle attività della pubblica amministrazione, lasciata dunque al libero arbitrio con tutte le conseguenze che ogni giorno leggiamo sui giornali.

E dunque i cittadini e le Associazioni vanno bene quando puliscono il Lambro e i Giardini, quando
raccolgono  fondi  per  restaurare  parti  del  Parco  che  altri  distruggono  (vedi  il  Roccolo),  quando accompagnano bambini e ragazzi delle scuole a conoscere il Parco, fornendo loro gratuitamente i relativi materiali informativi, etc. , ma non vanno più bene quando cercano di svolgere la funzione vicaria  per  cui  sono  nate:  quella  di  vigilare  e  intervenire  per  salvaguardare  un  bene  collettivo sopperendo ai limiti e alle connivenze nefaste di cui siamo quotidianamente testimoni.

In generale poi gli ulteriori motivi di ricorso sono stati liquidati sulla base di argomentazioni stringate che non hanno neppure preso in considerazione dati oggettivi provati dalla copiosa documentazione presentata. In particolare:

. sulla questione del rumore e dell’inquinamento acustico non si è tenuto conto delle conclusioni
dei periti del Tribunale nella causa aperta dal Comitato Antirumore di Biassono circa i frequenti
sforamenti dei limiti di legge e si fa riferimento alla realizzazione di sistemi fonoassorbenti che
sarebbero stati da tempo introdotti ma dei quali non v’è traccia e che comunque, anche se ci
fossero, risultano del tutto inefficaci visto che il rumore continua a disturbare la quiete degli
abitanti e dei frequentatori del Parco;

. sulla  questione  dell’abbattimento  delle  sopraelevate,  non  si  scioglie  la  contraddizione  fra
strumento urbanistico e vincolo della  Soprintendenza e non  si è avuta alcuna volontà di
verificare se si era dato effettivo corso al restauro i cui tempi di realizzazione, lo ricordiamo,
sono scaduti. Il restauro infatti avrebbe già dovuto essere terminato, mentre è appena iniziato e, oltretutto, sarà, con tutta evidenza, una rinfrescatura di facciata, come conferma la dichiarazione rilasciata dai tecnici dell’autodromo al Giorno dell’11 giugno 2014, che parla di restauro del guard rail e dell’asfalto ma esclude l’intervento sulle strutture che sono pericolanti e costituiscono, anche
visivamente, un obbrobrio che il nostro Parco non si merita.

Il Tar ha anche condannato le Associazioni al pagamento di 2.000 euro di spese alla parte avversa
colpendo così le Associazioni di cittadini che volontariamente, gratuitamente, rimettendoci di tasca
propria, si impegnano per far conoscere, amare, rispettare e tutelare anche legalmente il bene monumentale rappresentato da Parco, Villa e Giardini Reale.

Pur nel rispetto della pronunzia e con la riserva di proporre l’ eventuale impugnazione , a questo
punto attendiamo che il comune faccia valere da subito i diritti derivanti dalle clausole contrattuali,
specie in ordine alle penali ivi previste, nonché un’ attività seria di controllo e verifica delle opere
sulle quali, nonostante tutto, intendiamo dire la nostra.

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