A lavori
ultimati, facciamo il punto su quanto è costato a noi tutti - non solo in
termini economici - il restauro della parte
centrale della Villa Reale di Monza.
> I costi effettivi del restauro
non sono stati resi noti. Comunque, in base al bando, di cui il responsabile
era Anton Giulio Rognoni - l’ex Amministratore Delegato di Infrastrutture
Lombarde ora indagato nell’ambito degli
appalti per Expo - Regione Lombardia ha erogato 21 milioni e Nuova Villa Reale
Monza spa, vincitrice del bando, guidata dall’imprenditore Navarra di Italiana
Costruzioni, in sede di aggiudicazione (vedi conferenza stampa dell’allora
Presidente di Regione Lombardia, Roberto Formigoni, del 15 aprile 2011) avrebbe
dovuto versarne 8 ma, a quanto dicono le notizie di stampa e le affermazioni
pubbliche degli stessi responsabili, ne avrebbe investiti solo 4. Peraltro
rileviamo che il costo iniziale stimato per gli interventi al Belvedere, ha
subito senz’altro un netto abbattimento poiché originariamente era ivi previsto
il famoso ristorante di lusso che avrebbe comportato ingenti costi per
impiantistiche particolari e per allestimenti dedicati. Il ristorante, di
modesta rilevanza, è stato poi realizzato al piano terra mentre il Belvedere è
stato oggetto di interventi limitati. In corso d’opera, tuttavia, vi è stato un
aumento dei costi che, secondo fonti stampa diverse sarebbe stato di 2 o 3
milioni di euro per imprevisti durante i lavori e che sono stati ulteriormente
finanziati dalla Regione: abbiamo chiesto al Consorzio documentazione
dell’importo e della natura degli imprevisti, ma non ci è stata data alcuna
risposta in merito.
L’ingresso del privato sarebbe stato
forse giustificato se i 25 milioni fossero
stati a carico del concessionario e 4 milioni alla Regione, ma evidentemente lo
scopo dell’operazione non era quello di sollevare il pubblico dall’investimento
più gravoso. Questo non può essere
un esempio virtuoso di collaborazione fra pubblico e privato, in quanto non vi
sono contropartite effettive per la collettività.
> Malgrado l’esiguità del suo contributo, il privato ha
ottenuto 22 anni di concessione degli ambienti più rappresentativi della Villa,
lasciando solo 36 giorni non consecutivi l’anno alla piena fruizione pubblica.
Questo significa che per 22 anni Nuova Villa
Reale Monza spa potrà guadagnare dalla messa in subconcessione dei quattro
piani centrali della Villa Reale di Monza. E non si può dire che abbia perso
tempo: ha già affittato il piano terra per 15 anni a un ristorante, “Le cucine
di Villa Reale”, che userà gli spazi in modo esclusivo (www.fedegroup.it/ristorante/le-cucine-di-villa-reale) e non in funzione dell’attività
museale come prevede il Testo Unico dei Beni culturali. Un esempio: il
31 ottobre è previsto l’Halloween Private Party, in occasione del quale la
Villa farà da “suggestivo contenitore” al “Night Party con DJ set dalle 23.00”,
un evento del tutto avulso dal delicato
contesto in cui viene collocato e per il quale “l’organizzazione si riserva il
diritto di selezione all’ingresso” (https://www.facebook.com/events/297160933812528/?fref=ts). Su tale utilizzo improprio e pregiudizievole
della Villa – a oggi ci sono state già oltre 500 prenotazioni – il Consorzio si
è limitato a rilevare, a posteriori e su nostra segnalazione, un
"difetto" di comunicazione e non si è sentito in dovere di
intervenire nel merito dell’uso oltraggioso della Villa.
Le sale storiche del primo piano nobile sono state affittate alla Vision Plus per 9
anni (notizie stampa parlano di 300.000 € l’anno) che, a sua volta le potrà
affittare a chiunque sia disposto a sganciare quattrini. Un solo esempio: il 4
ottobre, il salone delle feste è stato affittato (7-10mila €) per ospitare il
primo ricevimento di nozze con gran finale di fuochi d’artificio (nei giardini
che non sono in concessione ?!?!) e le altre sale sono state messe a
disposizione del Salone del Wedding Reale, ovvero la fiera degli sposi.
Ma facciamo due semplici conti: è verosimile ritenere che se
il primo piano nobile è stato affittato a 300.000 € l’anno, anche gli altri
piani subiranno un destino analogo. Sicché l’introito annuale per il gestore
potrà aggirarsi attorno ai 1.200.000,00 € l’anno. Cioè circa 100.000,00 € al
mese. Così, ammesso che il privato abbia effettivamente contribuito con 4
milioni di €, in 3 o 4 anni avrà ammortizzato l’investimento con le sole
subconcessioni e gli altri 18 anni saranno solo “utili”. In compenso, il
Consorzio riceverà circa 5.000,00 € al mese. Ricordiamo, infatti, che il canone
di concessione è di 60.000,00 € l’anno, oltre allo 0,7% del fatturato [circa
700 € al mese (1.200.000, 00 x0,7%): 12]. Per mera annotazione rammentiamo che
il Piano Economico Finanziario (PEF) prevedeva importi addirittura superiori
per il gestore.
Il pubblico - noi cittadini - ha
tutto da perdere dalla concessione anche per altri motivi oltre a quelli
economici; infatti, malgrado abbia pagato il restauro:
Ø
potrà
vedere solo le parti della Villa che concessionario e subconcessionario consentiranno di vedere e, quasi
esclusivamente, pagando. Anche in questo caso non si è perso tempo: dopo una decina di giorni di visite gratuite
“gentilmente concesse”, il biglietto costa 12 € che vanno al concessionario;
Ø
per
vedere le altre parti dell’ala sud restaurate (l’appartamento di Umberto I°) si
deve uscire dalla Villa, percorrere una parte della corte esterna e rientrare
da un’altra parte, sperando che non piova,
pagando un secondo biglietto;
Ø
gli
sarà preclusa la possibilità di vedere riallestite con gli arredi le sale del
primo e del secondo piano nobile perché gli affittuari non hanno evidentemente
nessun interesse a occupare le sale e gli spazi
con i mobili originari, che sarebbero sì in stile con la Villa, ma non
con l’ “evento” (il vero business). Non si può rischiare, inoltre, che qualche
improvvido partecipante all’evento danneggi
mobili, suppellettili, arazzi preziosi. Risultato: gli arredi originari recuperati
e restaurati, non sono stati sistemati dove avrebbero dovuto, ma sfrattati e
delocalizzati in un’altra parte della Villa. Per esempio, i mobili “alla
chinese” e gli arazzi del Raineri, in perfetta sintonia con il soffitto
dell’Albertolli, che arricchivano la “Sala degli Uccelli” del primo piano
nobile, sono stati surclassati dai tavoli imbanditi di confetti e dai tulle
della fiera degli sposi;
Ø
si deve accontentare di un restauro che sembra
funzionale al solo sfruttamento commerciale. Ricordiamo, inoltre, che il primo
piano nobile e il Belvedere erano già stati sottoposti a restauro a cura della
Soprintendenza. Tra l’altro, che fine faranno i parquet del Maggiolini e le
altre parti restaurate che dovranno sopportare l’urto dello sfruttamento
commerciale degli spazi?
Ma soprattutto a perderci è la Villa stessa, spezzettata
come fosse un condominio, ridotta a contenitore di usi oltraggiosi e indegni della sua storia, deprivata della
possibilità di presentarsi in tutta la sua maestosità di dimora regale.
Gli Austriaci, i Francesi, i Savoia l’avevano lasciata a noi
tutti perché fosse un monumento di cultura, didattica, arte e alta
rappresentanza: nell’Atto di cessione
gratuita da Demanio dello Stato a Comune di Milano e Comune di Monza del complesso
immobiliare denominato Villa Reale e Parco di Monza. Repubblica Italiana, Monza
4 aprile 1996, repertorio n. 8461" si dichiara (art.6) che "gli immobili… restano sottoposti
al vincolo monumentale e paesistico", e che (art.8) "i Comuni di
Milano e di Monza si impegnano a curarne la conservazione permanente ed a
destinarli ad attività museali, culturali, di rappresentanza e di fruizione e
conservazione del verde".
I veri “fruitori”, cioè i gestori la stanno trasformando in
una “location” commerciale che consentirà loro enormi guadagni senza alcun
vantaggio per il “pubblico” che pure ha pagato il restauro e ciò senza che
nessuno degli enti preposti (Ministero dei Beni Culturali, Soprintendenza,
Consorzio) sembri esercitare il controllo dovuto sulle attività che si
svolgeranno nella Villa Reale di Monza, come dimostrano gli esempi elencati.
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